A.C. 1178-A
Signora Presidente, signora sottosegretario, la proposta di legge «Iacono», che approda in Aula, ha un grande valore culturale, e rivolge la sua attenzione a quella che erroneamente viene definita «Italia minore», cioè quella delle aree interne, quella che, purtroppo, nel corso del tempo, anche per via del ridimensionamento della spesa pubblica, è divenuta il ventre molle del Paese. In un tempo in cui la velocità della rete ci tiene connessi «h24» e in cui è facile con un click raggiungere località di qualsiasi longitudine e latitudine, recuperare queste reti fatte di traverse e ferro ci consente di recuperare un pezzo importante della nostra storia.
È stato un lavoro importante e assolutamente di rilevo, quello compiuto dalla Commissione trasporti, e in grado oggi di offrire un validissimo strumento di supporto allo sviluppo turistico del Paese. Mentre altrove, come in Austria o in Svizzera, la gestione delle ferrovie turistiche e l'organizzazione di convogli ferroviari speciali a carattere storico sono da tempo regolamentate, apportando così notevoli benefici all'economia turistica di quei Paesi, in Italia vi è un vuoto normativo che, ad oggi, impedisce la corretta fruizione dei tracciati ferroviari secondari, esponendo gli stessi al rischio concreto di soppressioni e di successive alienazioni di impianti e di opere d'arte.
In questa legislatura sono primo firmatario di una proposta di legge analoga sulla cosiddetta «mobilità dolce», confluita nella proposta di legge a prima firma Realacci, che ha come obiettivo quello di realizzare, anche nel nostro Paese, un sistema complessivo di mobilità dolce in grado di riutilizzare tratti di strade o di ferrovia dismessi, che rappresentano un grande patrimonio ambientale e naturalistico da valorizzare. È un processo che parte da lontano e che ha raccolto anche importanti contributi dal territorio, dalle associazioni e dai comitati che fanno parte della Confederazione della mobilità dolce (Co.Mo.Do). Del resto, l'esperienza di altri Paesi, anche europei, ci dimostra che sono stati ottenuti risultati molto importanti, basti pensare al progetto spagnolo delle vias verdes, che ha portato al recupero, nello spazio di pochi anni, di oltre mille chilometri di ferrovie dismesse; così come anche l'associazione americana «Rail to Rail» ha portato alla rinascita di migliaia di chilometri di ex ferrovia negli Stati Uniti d'America. In Italia, di recente, la Fondazione FS, sotto la guida del direttore Cantamessa e del presidente Moretti, nell'ambito del progetto «Binari senza tempo», ha riattivato a scopi turistici alcune spettacolari linee ferroviarie, come la ferrovia della Val d'Orcia o la ferrovia dei templi, ormai prive di servizio di trasporto pubblico locale. Nel solo 2015 sono stati organizzati 166 viaggi in treno storico, trasportando 45.000 viaggiatori e registrando un segno più del 60 per cento rispetto agli utenti del 2014.
Anche il Mezzogiorno può avere una chance importante, con l'approvazione di questa legge, un territorio che continua ad avere difficoltà nei sui collegamenti ordinari e commerciali, che però, attraverso questo strumento, può recuperare infrastrutture al servizio del turismo. Alcune di esse già sono in funzione, come la ferrovia dei templi o la ferrovia della Sila, e penso anche alla tratta Avellino-Rocchetta Sant'Antonio: un'antica linea aperta nel 1895 per collegare Avellino con le zone interne dell'Irpinia, con il foggiano e con la Lucania. Ho citato questa tratta anche perché quest'anno cade il bicentenario della nascita di Francesco De Sanctis, che sostenne fortemente la sua realizzazione, tanto da dire, nel suo famoso viaggio elettorale: «Tutto si trasforma, e qui la trasformazione è lenta. Si animi Monticchio, venga la ferrovia, e in piccol numero d'anni si farà il lavoro di secoli». Dal 12 dicembre 2010 questa ferrovia non è più percorsa da treni, ma, anche grazie all'impegno dell'associazione «In Loco Motivi», che è stata udita nel corso dei lavori in Commissione trasporti, prima se ne è scongiurata la soppressione e poi, mediante il protocollo firmato dalla Fondazione FS, Rete Ferroviaria Italiana, MiBACT e regione Campania, è stata riattivata a scopi turistici per preservarne il patrimonio storico e paesaggistico.
Quindi, questo provvedimento rappresenta sicuramente un punto di svolta, anche per una nuova declinazione del principio di sussidiarietà per le politiche di sviluppo delle aree interne, con il coinvolgimento e la partecipazione del mondo delle associazioni e del mondo amatoriale, attratto da questo segmento turistico e culturale. Ma importante sarà anche il coinvolgimento delle scuole per riappropriarsi di pezzi di storia del proprio territorio. Chi ha avuto la possibilità di sfogliare l'atlante FS delle ferrovie abbandonate si è trovato davanti ad un vero e proprio manuale di geografia e di storia, perché ogni chilometro di queste tratte è un pezzo di storia locale e nazionale.
In questa legislatura queste tematiche hanno avuto uno spazio di assoluto rilievo, con provvedimenti che sono approdati in quest'Aula e che ci auguriamo presto possano essere definitivamente approvati, a partire, per esempio, dalla proposta sui piccoli comuni, che ora è al Senato. Sono tutte misure legate tra di loro, che possono costituire davvero un'occasione di crescita per molte aree minori, in grado di muovere economie che sono in difficoltà, di valorizzare prodotti enogastronomici e di artigianato, puntando sulla bellezza dei territori a cui spesso, però, fa da contraltare un enorme disagio sociale.
Ricucire l'Italia, anche attraverso il recupero di questi pezzi di rete ferroviaria, è un'occasione da non perdere e sono certo che quest'Aula saprà mandare un messaggio di fiducia a questi territori e a quanti attendono la possibilità di conoscerli, anche attraverso l'utilizzo di queste reti ferroviarie abbandonate.